È il dato che emerge da uno studio internazionale che ha coinvolto oltre mille ricercatori in tutto il mondo nell’ambito della GBD 2019 Cancer Risk Factors Collaboration
ROMA – Nel 2019 il 44,4% dei decessi per cancro nel mondo sono stati causati da fattori di rischio, come fumo, alcol, peso eccessivo o esposizione a contaminanti ambientali. La gran parte di essi è potenzialmente prevenibile. È il dato che emerge da uno studio internazionale che ha coinvolto oltre mille ricercatori in tutto il mondo nell’ambito della GBD 2019 Cancer Risk Factors Collaboration. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista The Lancet. “Il cancro è la seconda causa di morte nel mondo e l’esposizione ai fattori di rischio gioca un ruolo importante nella biologia e nell’impatto di molti tipi di tumori”, scrivono i ricercatori.
“È fondamentale comprendere il contributo relativo dei fattori di rischio modificabili al carico complessivo del cancro per orientare gli sforzi per contrastare la malattia sia a livello locale sia globale”. Il team ha analizzato l’impatto di 34 fattori di rischio sul numero di decessi per cancro nel 2019, utilizzando i dati del Global Burden of Disease Study, un programma di ricerca sull’impatto delle principali malattie nel mondo. Nel lungo elenco di fattori presi in considerazione ci sono quelli comportamentali (per esempio il fumo, la sedentarietà o un’alimentazione povera di fibre), metabolici (come un alto indice di massa corporea), ambientali e occupazionali (per esempio l’esposizione a inquinamento atmosferico o a sostanze come l’amianto).
È emerso che i fattori di rischio analizzati sono stati responsabili di oltre 4,45 milioni di decessi per cancro nel 2019, pari al 44,4% di tutti i decessi per tumori. Sono stati giudicati inoltre responsabile della perdita di 105 milioni di anni di vita in salute (i cosiddetti DALY). Il singolo fattore di rischio con un maggiore impatto in ambo i sessi è il fumo, responsabile del 33,9% dei decessi nei maschi e del 10,7% nelle donne. Gli altri principali fattori di rischio, nei maschi, sono l’alcol, l’alimentazione scorretta e l’inquinamento ambientale, responsabili rispettivamente del 7,4%, il 5,9% e il 4,4% dei decessi; nelle donne, il sesso non sicuro (8,2% dei decessi), l’alimentazione scorretta (5,1%) l’alto indice di massa corporea (4,7%). Tra i tumori maggiormente influenzati dai fattori di rischio al primo posto c’è il cancro del polmone, seguito da colon, esofago e stomaco nei maschi e cervice uterina, colon e seno nelle donne. Lo studio ha inoltre riscontrato ampie differenze tra le diverse aree del mondo e una tendenza che vede la crescita dell’impatto dei fattori di rischio metabolici rispetto a un decennio addietro.
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Quando si parla di trasloco, la maggior parte delle persone pensa alle seccature e allo stress che comporta, ed è normale che sia così
COSENZA – Quando si parla di trasloco, la maggior parte delle persone pensa alle seccature e allo stress che comporta, ed è normale che sia così. Si tratta infatti di un’operazione piena di potenziali problemi, a meno di non organizzarsi alla perfezione e con un tempismo da record. Di solito uno dei sistemi migliori per ammorbidire un trasloco è programmarlo in autunno, ma questo lo scopriremo nel dettaglio fra poco, insieme ai consigli migliori per evitare lo stress e per traslocare in tranquillità.
In generale, il periodo migliore per traslocare è l’autunno, per una serie di ragioni. I motivi sono molteplici: dal traffico al clima, passando per i prezzi dei servizi specializzati, che in questo periodo dell’anno sono inferiori alle altre stagioni. Dal punto di vista meteorologico, l’autunno è caratterizzato da temperature più miti rispetto all’estate e da una minore umidità, che evita i colpi di calore e permette di svolgere tutte le operazioni di trasloco senza il rischio di ammalarsi o di affaticarsi troppo.
Un discorso simile vale anche se si mette a confronto l’autunno con l’inverno, una stagione spesso proibitiva per chi trasloca, per via del brutto tempo. Naturalmente, al di là della stagione scelta (che spesso ci viene “imposta” da cause di forza maggiore), è importante organizzarsi alla perfezione, sennò le difficoltà emergeranno comunque, clima o non clima. Nel prossimo paragrafo, dunque, andremo alla scoperta dei consigli migliori per traslocare senza problemi.
Una volta decisa la data, ci sono alcuni aspetti da tenere presenti, come il tempismo. Gli esperti consigliano di organizzare il trasloco almeno due mesi prima dell’evento, per avere tutto il tempo utile per pianificare ogni singola mossa sullo scacchiere, e per poter eventualmente affrontare gli imprevisti con maggiore tranquillità. Fra gli aspetti da considerare si trovano anche le utenze.
Nel caso in cui ci si ritrovasse per la prima volta a dover fare questa tipologia di attività, si potrebbe dare un’occhiata ad alcuni tutorial messi in rete dai principali protagonisti del mercato dell’energia sul suolo italiano, come nel caso dell’approfondimento sull’allaccio luce di VIVI energia. In secondo luogo, si suggerisce di concentrarsi il prima possibile sui pacchi, ma anche di organizzarsi per pulire da cima a fondo la nuova casa prima del trasferimento effettivo. Questa operazione è a dir poco fondamentale, ovviamente per una questione di igiene. Ci sono altri suggerimenti da seguire, come lo smaltimento degli oggetti che non porteremo nella nuova casa: una fase nota come decluttering, che ci aiuterà anche a disfarci di tutte quelle cose che ci legano al passato. Infine, occhio al trasporto e all’imballo degli oggetti delicati.
Intelligente, sensibile e affettuoso. Piccolo o grande, a pelo lungo o corto, vale sempre la pena vivere la vita insieme ad un fedele amico a quattro zampe perché non adottarne uno nella giornata mondiale che lo celebra?
COSENZA- Il 26 agosto si celebra la Giornata Mondiale del cane. In realtà ci sono diverse giornate dedicate ai nostri amici a quattro zampe. Per esempio, il 27 luglio si celebra la Giornata Internazionale del cane randagio. Il 24 giugno, invece, è la Giornata mondiale del cane in ufficio, mentre qualcuno celebra la Giornata mondiale del cane il 13 maggio. Il succo del discorso comunque è sempre lo stesso: oggi festeggiamo i nostri migliori amici. Gatti permettendo, si intende.
La Giornata Mondiale del Cane è stata istituita nel 2004 negli Stati Uniti. È stata Colleen Paige, un’esperta di animali domestici e scrittrice a scegliere questa data per ricordare il giorno in cui aveva adottato il suo primo cane quando aveva dieci anni. Da lì, poi, la celebrazione si è estesa in tutto il mondo, venendo ripresa da tutti gli amanti degli animali. La giornata è nota anche con il nome anglofono di International Dog Day.
La Giornata Mondiale del Cane nasce per celebrare tutti i cani, indipendentemente dalla razza, taglia e aspetto. Il cane è stato fin dai tempi antichi un leale e fedele compagno dell’uomo. La giornata non vuole ricordare solamente i nostri cani da compagnia, ma tutti i cani che ogni giorno si impegnano per proteggere le persone e salvare vite umane. Inoltre la giornata vuol anche essere un modo per sensibilizzare tutti sul tema delle adozioni. Sono ancora troppi, infatti, i cani che non hanno una casa e una famiglia e che sono costretti a vivere tutta la loro vita in un canile o in un rifugio. Un’altra tematica su cui sensibilizzare le persone è quella del randagismo e dell’abbandono. Mai come nel periodo estivo, soprattutto in post pandemia, è aumentato il numero dei cani abbandonati per strada perché i proprietari devono andare in vacanza.
“La razza di cane più piccola esistente è il Chihuahua! Piccolo solamente fisicamente, però: chi ha mai avuto la fortuna di averne uno saprà che non si sente proprio piccolo, anzi! Il più grande invece è l’Alano, della Famiglia dei molossoidi, di stazza gigante e muscolosa molto attaccati al proprio umano. Fa parte di questa Famiglia anche il San Bernardo (quello di Heidi per intenderci), considerata la razza di cane più pesante al mondo ma che, se ben nutrito, diventa un atleta pesante da montagna dal portamento piuttosto elegante. Il più veloce è il Greyhound, un levriero: il tipico cane da caccia che può raggiungere una velocità di oltre 60km/h! E’ un ottimo cane da compagnia, nato per la caccia, a cui piace la libertà”.
Sembrano capirti al primo sguardo e che non ci sia bisogno di parole per comunicare. Chiunque abbia avuto accanto un cane nella sua vita, almeno una volta si è scoperto a pensarlo. “In effetti – spiega Giusy – un cane può imparare a comprendere dalle 180 alle 250 tra parole e gesti specifici, ha la stessa capacità di apprendimento di un bambino di due anni. Inoltre sono in grado di comprendere dall’odore lo stato d’animo del loro umano e reagire di conseguenza. A seconda delle emozioni provate, infatti, il corpo produce particolari secrezioni che gli uomini non rilevano, ma gli animali sì. Riescono a capire le varie fasi della giornata e sono estremamente regolari con i propri orari, pur non avendo la percezione reale del tempo”. Anche a naso, non sono messi male: “Possiedono tra i 125 e i 300 milioni di ghiandole olfattive, contro i 5 milioni dell’uomo, e l’area del cervello dedicata all’olfatto è quattro volte più grande del resto: d’altronde sono segugi fatti e finiti, non per scherzo”.
Non è vero che cani e gatti sono arcinemici, anche se per indole possono sembrare molto diversi. Non è raro infatti che, crescendo insieme, si trasformino in migliori amici. “Tanto il cane è da branco, quanto il gatto è invece principalmente un solitario. Uno dei loro punti di contatto è il senso della territorialità (quindi la casa in cui vivono) e… il modo di bere, formando una cavità con la lingua per raccogliere l’acqua e portarla alla bocca”. Entrambi hanno i baffi, anche se diversi. “I baffi dei cani, per quanto molto più corti dei corrispettivi felini, hanno la particolare funzione di percepire il benché minimo spostamento d’aria e avvisare previamente su forma, dimensione e distanza da un eventuale pericolo. Sono utilissimi specialmente di notte, quando la visione è molto ridotta”.
Ogni anno in più di vita aumenta il rischio di sviluppare la condizione neurodegenerativa: la Disfunzione cognitiva canina di oltre il 50 per cento
ROMA – Per i cani di età superiore ai dieci anni, ogni anno in più di vita aumenta il rischio relativo di sviluppare la condizione neurodegenerativa nota come Disfunzione cognitiva canina (Ccd) di oltre il 50 per cento. I nuovi risultati, pubblicati su “Scientific Reports”, suggeriscono che le stime sulle età dei cani potrebbero suggerire ai veterinari l’opportunità di sottoporre i cani in questione a screening per Ccd.
Come per gli esseri umani, la funzione cognitiva diminuisce quando i cani invecchiano e gli animali affetti da Ccd possono mostrare segni come deficit di memoria, perdita di consapevolezza spaziale, interazioni sociali alterate e disturbi del sonno. Le stime precedenti dei tassi di Ccd nei cani variavano dal 28 per cento nei cani di età compresa tra 11 e 12 anni al 68 per cento nei cani di età compresa tra 15 e 16 anni. Gli autori della nuova ricerca hanno studiato la presenza della Ccd in un ampio campione di cani da compagnia che partecipano al Dog Aging Project, uno studio sull’invecchiamento nei cani da compagnia negli Stati Uniti.
Un totale di 15.019 cani sono stati inclusi nel campione. Tra dicembre 2019 e 2020, i proprietari hanno completato due sondaggi chiamati Health and Life Experience Survey (con informazioni sullo stato di salute e l’attività fisica dei cani) e il sondaggio Canine Social and Learned Behaviour, che includeva domande per testare la presenza di Ccd. Gli autori riferiscono che quando si considera l’età solo tra i cani di età superiore ai dieci anni, le probabilità di essere diagnosticati con Ccd sono aumentate del 68 per cento per ogni anno di età aggiuntivo.
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