√ Sick Luke - X2 - la recensione di Rockol.it

2022-06-10 18:45:53 By : Ms. Grace Topright

«X2 - Sick Luke» la recensione di Rockol

Recensione del 08 gen 2022 a cura di Claudio Cabona

Nel suo pentolone ha mischiato ItPop, elettronica, pop, cantautorato, urban, trap e rap, dando vita a una pozione magica che fa aprire gli occhi sullo stato attuale di buona parte della musica italiana di oggi. Il risultato è “una nuova wave” come l’ha ribattezzata lui, frutto dell’abbattimento delle barriere fra i generi. Sick Luke, nome d’arte del produttore Luca Antonio Barker, nato a Londra e di adozione romana, dopo anni al servizio di diversi artisti, ha deciso di liberarsi da qualunque catena offrendo una visione personale e trasversale della musica con il suo primo album “X2”, ascoltabile dal 7 gennaio.

Un disco monumentale da 17 tracce in cui sono stati coinvolti 35 artisti. Un castello tutto da esplorare fra atmosfere dark, oniriche e romantiche, ma anche ricco di ambienti folgoranti ed elettrici. Un labirinto pieno di stanze in cui Luke veste i panni di direttore artistico e stregone. Il “farfa-strello”, il suo animale guida metà farfalla e metà pipistrello, è lo specchio in cui si riflette l’anima sonora del disco, fra luci e ombre, fra purezza e oscurità. Proprio questo mood da “eclissi”, con cui il producer si fa fotografare sulla cover, è il filo conduttore del progetto.

È interessante come Sick Luke, dopo aver contribuito insieme a Charlie Charles a sdoganare la trap e a ridisegnare il suono del mondo urban lavorando negli anni con Sfera Ebbasta, Ghali, Gué, Mecna, Marracash, Fabri Fibra e soprattutto con la Dark Polo Gang, oggi spalanchi i cancelli su un nuovo mondo, già in atto e sempre più da plasmare come dimostra anche il lavoro del collega Dardust, dove i generi si sciolgono e si mischiano andando verso qualche cosa di “altro”, dai contorni comunque molto pop.

Insomma, “X2” ha l’ambizione di essere un manifesto dello stato attuale della musica: non è un caso che a scriverlo sia stato un produttore, figura centrale per l’innovazione del sound. Negli ultimi anni, infatti, album come “Mattoni” di The Night Skinny e “Obe” di Mace hanno avuto la grande forza di raccontare il percorso evolutivo della musica in modo più puntuale di tanti dischi blockbuster.

In “X2” la capacità di Sick Luke non è solo quella di creare strutture sonore complesse e variegate, ma anche quella di spingere gli artisti a dare il massimo, contribuendo a donare forza all’immaginario del brano. Esempio principe di questa volontà è la scelta di non lavorare per compartimenti, un classico dei feat in cui ognuno canta la sua parte e stop, ma di far interagire le voci attraverso diverse tecniche. Le collaborazioni sono dei veri duetti lavorati con cura. Apparentemente alcune scelte sembrano “strane”, ma non è così: tutti gli artisti coinvolti sulla stessa traccia hanno qualche cosa in comune o regalano un preciso colore al brano.

Il lavoro meticoloso di affiancamento fra i protagonisti è un altro merito del produttore che si è affidato liberamente alla sua visione e alla sua sensibilità. La musica scolpita da Luke è strettamente legata al lato testuale o viceversa, altro tratto distintivo che denota l’ambizione di creare vere “canzoni” capaci di formare mondi a sé stanti, come se fossero pianeti diversi, ma appartenenti a una stessa galassia. È una musica multistrato e dai tanti volti come Leatherface in “Non aprite quella porta”, capace di cambiare anche nell’arco di una stessa traccia. A tenere unito tutto c’è il tocco dark, da energia carsica e da nuvole nere squarciate da raggi del sole, che esprime il sound di Luke.

Il disco si apre con “Notte scura”, un pezzo dolce e malinconico con il ritornello, che rimane in testa sin dal primo ascolto, affidato a chi nella sua carriera ne ha azzeccati parecchi: Gazzelle. Tedua, reduce dal buon successo di “Sapore” con Fedez, ancora una volta con il suo stile fra rap e cantautorato in cui le parole si incastrano rapidamente generando immagini, è un buon compagno di viaggio. “Creatur” con il rapper napoletano Geolier, uno dei talenti d’oggi più cristallini, affiancato da Ernia regala atmosfere notturne, scandite da un pianoforte circondato da candele. Il nuovo volto del pop italiano Ariete, che ha lavorato con il produttore romano sul brano “Club” con cui aveva tentato di affacciarsi al Festival di Sanremo 2022, e Mecna, che con Sick Luke aveva inciso nel 2019 l'album congiunto "Neverland", si incrociano in un bel duetto, “Il giorno più triste del mondo”.

Già da qui si vede la chiara volontà di Luke di non dividere le parti interpretate dagli artisti in blocchi, ma di far dialogare le voci. La musica sembra scorrere come acqua calda sulla pelle, la canzone funziona. Dopo “L’ego”, brano contenuto in “Persona” di Marracash, tha Supreme e Sfera Ebbasta si ritrovano insieme in “Solite Pare”. I due, su una chitarra oscura che si pone come arteria principale, fanno un’apologia dei loro stili: il giovane artista romano a un certo punto sembra un impazzito nastro riavvolto, Sfera gioca con le sue solite immagini, ma lo fa bene con frasi da lupo mannaro romantico come “ti passo a prendere in Bmv anche fra mille tempeste”.

“Falena” con Franco126, Coez e Ketama126, è uno dei brani più riusciti del disco, nel segno di Roma e della sua cultura musicale. C’è la poesia urbana di Franco, qui una spanna sopra tutti, il timbro vocale di Coez, importante anche sul fronte del ritmo, e l’anima inquieta di Ketama. Per narrazione nel segno del binomio notte-giorno e costruzione sonora, si pone come uno dei simboli del progetto. Sembra di tornare indietro nel tempo, al 2016, l’anno d’oro della trap, appena si sente Pyrex pronunciare la parola “Dreamteam”, con Tedua che cita l’amico e conterraneo Izi, mentre Capo Plaza e Shiva chiudono il cerchio. Anche qui però le voci non vanno a blocchi: gli artisti si richiamano, si tirano in mezzo, giocano con le parole, regalando freschezza alla traccia.

Si prosegue sulla passerella tamarra con Tony Effe e Ghali in “Hentai” per poi tornare a stravolgere le carte con Madame e Chiello in “La strega del frutteto”, canzone dai contorni favolistici che evoca “Circles” di Post Malone, che da anni porta avanti una musica centrifugata di generi. Un mondo onirico che si può ritrovare anche in “Sogni matti” con i giovani Leon Faun e Drast, componente degli Psicologi. Dall’intangibilità della magia alla massa aggressiva di Taxi B e Pyrex in “Clochard”: questa volta Sick Luke tira fuori dal cilindro una produzione iniziale post punk alla The Cure che piano piano, quasi subisse il morso di uno zombie, si contamina e si imbastardisce.

Fabri Fibra, Izi e Jake La Furia, con “Faccio Cose” confezionano un bel ceffone, soprattutto per le parole espresse, mentre “Mosaici” è proprio il brano pop, a tratti telefonato, che ci si aspettava da Gaia e Carl Brave. Dalla luce alle nuvole, è una continua altalena: “Temporale” con Luchè, Ketama126 e Izi è una traccia solida, un emo conscious che fa centro e punta al cuore grazie all'asse Napoli-Roma-Genova.

Il rapper napoletano sputa alcune barre di alto livello: “ho alzato un corpo da terra, stringeva il futuro in mano”. Cosmo e i Pop X in “Funeral Party” sfornano una canzone folle e da ballare, fra lettere d’amore, facce nella merda e culi rotti. “Pezzi da 20” con Emis Killa e Side Baby è il pezzo rap-cliché, la romantica “Camel e Malinconia” con gli Psicologi e Coco, sul fronte sonoro, ha una sferzata pop-rock nel finale. Il disco si chiude con “Libertà” in cui Luke e il padre, ex-membro del TruceKlan, Duke Montana, che nelle sue barre ricorda anche Mc Giaime, storico rapper romano morto negli anni '90, rappano insieme. Il pezzo, in alcuni frangenti un po' retorico, ha un valore simbolico: è un abbraccio fra generazioni.

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