Al Policlinico è arrivato uno strumento all’avanguardia per gli interventi pediatrici Il primario Ceccarelli: «La mano meccanica ha una rotazione di 540 gradi in 3D»
La chirurgia robotica sbarca nel reparto pediatrico Policlinico. Una svolta storica che apre alla chirurgia pediatrica, ma soprattutto alla collettività, nuove frontiere. Operativa già da inizio anno, la Chirurgia Pediatrica dell’Azienda ospedaliero universitaria (Aou) di Modena, diretta dal dottor Pier Luca Ceccarelli, ha già effettuato i primi interventi, cominciando proprio con casi di idronefrosi e patologia renale. «La Chirurgia pediatrica – racconta il dottor Ceccarelli – viene definita nel mondo chirurgico come “A luxury accessoiry in a luxury car” (un accessorio di lusso in auto di lusso). Qui, nella “terra dei motori”, questa definizione ci piace molto, perché rende bene l’idea di come la nostra disciplina si inserisca alla perfezione nell’attività di un grande ospedale di terzo livello come è il Policlinico. Ma, ovviamente, il lusso principale è legato all’inestimabile valore delle vite dei nostri piccoli pazienti, che vanno dal neonato, anzi dal prematuro di pochi etti di peso, all’adolescente di oltre cento chili». Sono oltre mille, in media, gli interventi compiuti all’anno per patologia congenito-malformativa ed acquisita, in elezione e in urgenza, che, fino al 2021 venivano operate solo attraverso chirurgia laparoscopica, endourologia e microchirurgia con tecnica video assistita. «La Chirurgia pediatrica costituisce un aspetto importante che in questi anni ha saputo migliorarsi costantemente – commenta il direttore generale, dottor Claudio Vagnini – con l’obiettivo di rispondere a bisogni che prima non avevano risposte. In questo tipo di chirurgia la componente tecnologia e biomedicale è di grande importanza: abbiamo investito molto in questo campo, un impegno che ha visto il suo coronamento nell’utilizzo del robot chirurgico, ottenuto grazie al potenziamento della dotazione aziendale effettuato in questi mesi, con l’acquisizione di un secondo robot da Vinci per il Policlinico, in aggiunta a quello di Baggiovara, lo stesso utilizzato per l’attività di trapianto». Strategico e di fondamentale importanza in questo settore è il lavoro di squadra: «Il nostro lavoro si svolge in team con gli anestesisti, i pediatri, i radiologi e il personale infermieristico di sala operatoria e di reparto. Nell’attività robotica, poi, è fondamentale la preziosa collaborazione di chirurghi e urologi dell’adulto in possesso di una più ampia e consolidata conoscenza ed applicazione della tecnica. Quale tecnica scegliere? La scelta tra varie opzioni terapeutiche deve essere sempre e solo connessa al miglior risultato terapeutico». Tanti aspetti positivi, quelli della robotica, ma anche qualche complessità: «Utilizzando il robot – spiega il dottor Ceccarelli – viene a mancare la parte tattile del chirurgo, che può solo utilizzare il senso della vista. Non il tatto, perché quello appartiene alla macchina, che permette al chirurgo di operare come se avesse il filo tra le sue dita. L’enorme vantaggio di questa tecnologia è il grado di libertà del robot: la mano umana ha cinque gradi, il robot ne ha ben nove che forniscono al chirurgo una rotazione della “mano” di 540° con una realtà virtuale in 3D». Una nuova frontiera che richiede costante apprendimento e aggiornamento didattico da parte dei chirurghi: «La formazione è continua – conclude il dg Vagnini – a Modena, disponendo di due robot, abbiamo la possibilità di formare “in casa” i chirurghi del domani». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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