Livorno ospita il gioco della natura a cura di Gaia Bindi - Il Giornale d'Italia

2022-07-29 18:39:09 By : Mr. George Liao

"La libertà al singolare esiste solo nelle libertà al plurale" Benedetto Croce

Promossa dal Comune di Livorno e organizzata dalla Fondazione LEM – Livorno Euro Mediterranea, con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, allestimento a cura di Alessandro Scilipoti, “Il gioco della natura” si sviluppa come un itinerario a piedi nelle strade del celebre e popoloso quartiere della Venezia livornese, camminando per le quali il visitatore sarà invitato a seguire un percorso che si ispira al famoso Gioco dell’oca, proposto qui in chiave ecologica. La mostra ha infatti per tema la Natura nelle sue multiformi componenti e il cammino espositivo, organizzato a tappe, è finalizzato alla sensibilizzazione ambientale: ogni tappa presenta in modo ludico e divertente un argomento riferito all’ecosistema in cui viviamo, che oggi chiede sempre maggiore attenzione e nuova consapevolezza.

In ogni stazione del gioco sarà presente un cartello ben visibile che pone una domanda semplice (per esempio: “A cosa servono le erbacce?”, “Cosa pensano gli alberi?”, “In natura, l’unione fa la forza?”), a cui il visitatore è invitato a dare una risposta guardando l’opera d’arte collocata a fianco, riflettendo sull’immagine che propone e, talvolta, interagendo con essa. Nello stesso cartello, sotto il numero che identifica la tappa del gioco e la relativa domanda, comparirà indicato il nome dell’autore dell’opera, il titolo (con tecnica e misure) e un breve testo critico. Per completare l’intero percorso, il visitatore-giocatore sarà guidato nel suo cammino da segnali visivi e da un pieghevole, distribuito gratuitamente, che servirà come mappa geo-concettuale per seguire l’esposizione, dove saranno riportate tutte le opere e i testi pubblicati nella cartellonistica. I contenuti della brochure saranno resi disponibili al pubblico anche tramite QRcode per una fruizione personale sullo smartphone.

Gli artisti presenti all’esposizione sono Nico Angiuli, Margherita Bertoli, Benedetta ChiarieElisa Pietracito, Mohammad Fallah, Pamela Gori e Eva Sauer, Giulia Guidicelli e Federica Vaia, Rocco Lopardo e Giovanni Marino, Jasmine Morandini, PengpengWang, Robert Pettena, QiuYi, Marco Signorini, Simoncini.Tangi, ZoyaShookohi, Marta Travaini, Zhang Yun. In accordo con la finalità dell’esposizione, tutte le opere e l’allestimento saranno realizzati in materiali naturali, riciclabili o biodegradabili. A mostra conclusa è prevista la realizzazione di un video dell’evento espositivo e la pubblicazione di un catalogo a stampa, che presenterà le fotografie delle opere installate nel contesto urbano, i testi istituzionali degli enti coinvolti e quelli inclusi nella brochure, con un saggio critico introduttivo del curatore della mostra.

Dal 3 al 7 agosto, varie saranno le proposte artistiche di questa edizione di Effetto Venezia: sui palchi di Piazza del Luogo Pio - al centro della Venezia - e della Fortezza Nuova si terranno rappresentazioni teatrali e musicali; per le vie, nelle piazze e sui ponti del quartiere ci saranno spettacoli di arte di strada, mentre la mostra “Il gioco della natura” porterà i visitatori dentro e fuori alcuni dei luoghi più belli della Venezia. La Fondazione Lem – Livorno Euro Mediterranea, ente pubblico-privato partecipato dal comune di Livorno, ha come obiettivo quello di valorizzare a livello nazionale e internazionale l’immagine della città attraverso attività che puntano a sviluppare la sua vocazione turistica. Le azioni che essa realizza attengono a due principali contesti: quello dell’ideazione e gestione di eventi culturali di taglio turistico e quello del marketing territoriale.

Docente di Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, Gaia Bindi è stata borsista della Fondazione di studi di storia dell’arte Roberto Longhi di Firenze, ha lavorato al Museo Marino Marini, agli Archivi Alinari di Firenze e al Musée Picasso di Parigi. Ha collaborato con numerosi critici (tra cui Jean Clair e Maurizio Fagiolo dell’Arco) per la realizzazione di esposizioni internazionali. Dal 1995 ha tenuto seminari, conferenze e organizzato mostre e convegni presso numerose istituzioni italiane e internazionali. Al lavoro di storica dell’arte affianca da sempre quello di critica, con particolare attenzione ai giovani artisti e all’arte emergente. Come giornalista ha collaborato con il quotidiano “La Stampa” e con riviste come “Arte” (Cairo Editore), “Inside”, “Artribune”, “PEM” (Treccani). Come critico d’arte, negli ultimi dieci anni si è occupata particolarmente di tematiche ecologiche nell’arte contemporanea. Dal 2009 è consulente scientifico del Parco Arte Vivente - Centro sperimentale di arte contemporanea di Torino. Ha insegnato Arte ambientale al Master in arti visive della Libera Accademia di Belle arti di Firenze e tenuto conferenze su queste tematiche in varie istituzioni italiane a straniera. Ha scritto saggi come Piero Gilardi. La tempesta perfetta (Prearo, Milano 2018); Arte, ambiente, ecologia (Postmedia, Milano 2019).

Postazione 1_via Borra, Scali degli Isolotti

acciaio inox, 150 x 150 x 150 cm

La Luna che ci guarda ogni notte diventa una scultura specchiante in grado di trattenere le immagini degli uomini e dell’ambiente che li circonda. Realizzata in acciaio inox, è appoggiata delicatamente al suolo e splende come un cristallo: cattura in sogno la vita del mondo, nella luce, nel colore e nel movimento Pengpeng Wang (1991) è nato a Heilongjiang, in Cina. Ha studiato Disegno Industriale presso l'Università di Tecnologia Chimica di Pechino e durante il periodo di laurea ha seguito un Erasmus a Taiwan. Si è trasferito in Italia nel 2016, studiando al Biennio di Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, conseguendo il diploma nel 2019. Ha seguito il Master Progettare Cultura. Arte, Design, Imprese Culturali nel 2019-2020, sotto la formazione congiunta dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e del Politecnico di Milano; nel 2020 ha iniziato il Dottorato di Ricerca in Storia dell’Arte, Estetica, Linguaggi dell’Immagine presso l'Università degli Studi di Salerno con Borsa di studio finanziata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Nel 2019 ha anche fondato una società internazionale di arte e cultura a Pechino di cui è direttore esecutivo. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, unitamente alla segnalazione in premi e concorsi in tutto il mondo.

Dal 2013 l’artista porta avanti il progetto Anagram, un processo di produzione fotografica con l’utilizzo di software informatici e algoritmi. Nature, a return è un’opera composta da una stratificazione di immagini instabili che appaiono e se ne vanno, sembrano conosciute ma non ne danno certezza. Sospeso tra realtà e immaginazione, il paesaggio diventa una questione universale, di un tempo senza tempo che chiede attenzione.

Marco Signorini  (1962), vive e lavora a Firenze, dove tiene la cattedra di Fotografia all’Accademia di Belle Arti. Ha all’attivo varie personali e collettive in Italia e all’estero. Ha esposto al Fotomuseum di Winterthur (2005), al SK Stiftung Kultur di Colonia (2006) e il Centre d'Art Ville Nei Liicht a Dudelange (2012). In Italia ha esposto a Fotografia Europea (2009), Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (2002-2004-2011), Triennale di Milano (2013-2014), Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee (2013). Nel 2011 ha partecipato alla 54ª Biennale d’arte di Venezia. Padiglione Italia - Toscana al Centro per l’Arte Luigi Pecci di Prato. É fra gli artisti di Imago Mundi-Praestigium Italia nella collezione di Luciano Benetton (2015). Attivo nel campo della fotografia sperimentale, dal 2013 porta avanti il progetto Anagram, un processo di produzione di immagini con l’utilizzo di software e algoritmi.

Tecnica mista (bambù, pennelli, rafia), diametro 300 cm

Un nido vuoto afferma la propria fragile esistenza come una scultura circolare di dimensioni impreviste, posta a dialogo con l’eleganza barocca del cortile di Palazzo Huigens. Costruita con un leggero un intreccio di pennelli cinesi, canne di bambù e rafia, l’installazione presenta un habitat ispidamente accogliente, ricordando che la creatività, naturale o artistica, sta all’origine di ogni forma di vita.

Qiu Yi (1982)è nato a Yantai, in Cina, si è diplomato all’Università d’Arte dello Shandong, Dipartimento di Scultura, e ha poi conseguito il diploma di Laurea magistrale presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Consulente speciale per lo sviluppo internazionale del Museo Nazionale d’Arte della Cina, è un artista riconosciuto a livello internazionale, presidente dell’Associazione di Arte e Cultura Contemporanea Cina e Italia, accademico corrispondente della Classe di Scultura dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Oltre ad aver partecipato a numerose mostre in Cina, ha esposto le sue sculture e installazioni in varie città del mondo.

Nel 2016 ha fondato a Firenze l’Associazione di Arte e Cultura Contemporanea Cina e Italia, della quale è direttore, con cui ha organizzato e curato varie mostre. Ha avuto numerosi premi e riconoscimenti in Italia e in Cina.

Postazione 3­_Pescheria Nuova, opera 1

Quattro coppie di alberi cittadini mettono in scena, a turno, un dialogo surreale e strampalato in cui parlano di dolore, amore, amicizia, aspirazioni esistenziali. Liberamente ispirato al film Nymphomaniac di Lars von Trier, in cui il protagonista racconta di come il padre paragonasse gli alberi all’animo umano, il video mostra l’esistenza silente dei vegetali in quanto emotivamente simile a quella degli esseri umani, che ne continuano a ignorare la sensibile vivacità.

Mohammad Fallah(1984), laureato in Graphic Design all’Università di Teheran, in Iran, nel 2013 si è trasferito a Firenze per frequentare il Triennio di grafica d’arte all’Accademia di Belle Arti, dove ha conseguito il diploma di primo livello. Dopo una residenza d’artista al MABOS Museo d’arte del Bosco sulla Sila ed un Erasmus in Finlandia, è tornato all’Accademia di Belle Arti di Firenze per conseguire nel 2021 il diploma di secondo livello al Biennio di Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi, con indirizzo Grafica.

Benedetta Chiari e Elisa Pietracito

Misure variabili (5 tende in cotone ricamate, ciascuna 500 x 300 cm)

L’installazione si compone di cinque tende appese agli archi della Pescheria, ricamate con frasi realizzate con rametti e residui di potature. Queste riportano titoli di articoli di giornale in cui le piante infestanti sono citate come simbolo di disordine e disagio sociale. Invece che essere apprezzate come portatrici di biodiversità, le “erbacce” sono generalmente considerate solo come un pericolo: rappresentano quell’alterità che non si può e non si vuole accogliere.

Benedetta Chiari (1998) vive e lavora a Fucecchio, in provincia di Firenze. È diplomanda al Biennio di Nuovi Linguaggi Espressivi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel corso degli anni ha partecipato a vari workshop e residenze d’artista. I suoi lavori si presentano come assemblaggi di materiali poveri, spesso provenienti dal contesto naturale e rielaborati anche in chiave grafica. Ogni progetto intende scovare un’origine, un rapporto diverso con la materia che nell’opera si trasforma per assumere un significato altro.

Elisa Pietracito (1998) vive e lavora tra Borgo San Lorenzo, nella valle del Mugello, e Firenze. Conseguito il diploma magistrale in Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze, è attualmente diplomanda al Biennio di Nuovi Linguaggi Espressivi.

Ha collaborato con progetti artistici in molteplici realtà locali quali Estuario Project Space, MAD Murate Art District, Museo della Ceramica di Montelupo, TIMEOUTvibes, FAF Female Artists in Florence, PCM Photoclub Mugello, Festival Foglia Tonda, RiscARTI Festival.

Le due artiste hanno iniziato a collaborare nel 2021, realizzando progetti artistici a quattro mani per concorsi/workshop come Rhizomatics con Jacopo Baboni Schilingi e Agathe Vidal al MAD Murate Art District di Firenze e Spacciamo culture interdette, a cura di Chille de la Balanza, San Salvi, Firenze.

Tecnica mista, 150 x 225 x 180 cm

Realizzata con un intreccio di legni di recupero e fil di ferro, l’opera presenta al suo interno una pianta in vaso e si propone come un dispositivo visivo costruito per favorire la reciproca osservazione tra esseri umani e vegetali. Insieme microscopio e cannocchiale, questo strumento cerca di risvegliare la curiosità, invita guardare e a considerare l’importanza della flora per la vita universale, colta in una prospettiva sia a breve che a lungo raggio.

Yun Zhang (1993) ha studiato Affresco presso la Tianjin Academy of Fine Arts dal 2014 al 2018 e nel 2017 ha partecipato ad un programma di scambio internazionale organizzato dalla Tongji University China, trascorrendo sei mesi a Firenze e frequentando l'Accademia di Belle Arti, il Polimoda e l'Università. Attualmente diplomanda di secondo livello in Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi con indirizzo Pittura all'Accademia di Belle Arti di Firenze, ha vinto numerosi concorsi e partecipato a svariate mostre collettive in Cina e in Italia.

Postazione 5_Palazzo della Comunità ebraica, opera 1

Pamela Gori e Eva Sauer

Vegliare sulle coste della terra ferma, 2022

Un tappeto di feltro, materiale naturale da sempre usato per proteggere l’uomo da agenti esterni quali il freddo e il vento, si presenta come un prezioso groviglio di fibre tessili naturali, con l’aggiunta di elementi in ceramica smaltata. Il colore chiaro della base si mescola con varie tonalità di blu del mare, fino ad ottenere un paesaggio di forma indefinita, un po’ come quando l’acqua ridisegna e scolpisce le coste della terraferma, creando una “solidarietà organica” tra specie diverse.

Pamela Gori (Prato, 1971) vive e lavora in Italia. Ha studiato Storia del costume presso la Facoltà di Storia dell’arte dell’Università di Firenze e Cultura del costume e della moda presso il Polimoda di Firenze.

Ha organizzato e collaborato alla realizzazione di vari eventi nella città di Prato, come Corte Genova e Contemporanea Festival, compreso il progetto PuntoCon Contemporaneo Condiviso; è co-fondatrice dell’associazione Artforms, nella quale riveste il ruolo di curatrice e organizzatrice.

La sua ricerca la porta sovente a creare dispostivi relazionali di co-creazione, tali da coinvolgere il fruitore trasformando l’opera d’arte in un luogo di dialogo e confronto. Il suo lavoro è stato esposto in numerosi spazi espositivi no-profit, gallerie, musei e festival, in Italia e all’estero.

Eva Sauer (Firenze, 1973) vive e lavora a Düsseldorf e a Firenze.Lavora frequentemente sul tema del disagio ecologico e dell'abuso di potere.

Dal 2016 fa parte del gruppo collettivo FAMA-Four Artists for a Metastable Art. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in importanti sedi e manifestazioni in Italia e all’estero.

Il suo lavoro è esposto in permanenza nella collezione del Museo Mac'N Munsummano, della Collezione Salvatore Ferragamo di Firenze, fa parte della collezione di ceramiche di Paolo Gori e della collezione della Galleria Frittelli.

Postazione 5_Palazzo della Comunità ebraica, opera 2

Video mpeg2, durata 3'33''

Il video è stato girato sul culmine di Preikestolen (in italiano “Pulpito di roccia”) in Norvegia, una falesia di granito alta 604 metri che termina a strapiombo sul Lysefjord, a cui si arriva dopo una difficile camminata di quattro ore. Qui, la straordinaria imponenza del paesaggio mette in evidenza la differenza di scala tra la natura e un essere umano, che si muove a confronto con l’ambiente rivelando sentimenti di curiosità, timore, ammirazione, rispetto.

Robert Pettena (1970), nato a Pembury, nel Regno Unito, vive e lavora a Firenze. Gli inizi del suo percorso artistico si collocano nel campo della sperimentazione con la videoarte e video-installazione; a partire dal 2000 la sua ricerca, incentrata sul rapporto tra immagine video e ambiente spaziale si integra con altre possibilità espressive, dalla fotografia agli interventi performativi, a progetti site-specific. Ha insegnato nel 2003 alla Summer Academy di Salisburgo, tra il 2004 e il 2006 all'Istituto Internazionale Italiano LDM ed è attualmente è docente di Fotografia al Biennio di Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi dell’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Ha partecipato a numerose mostre collettive in Italia e all'estero. Nel 2007 ha esposto alla 52ª Biennale di Venezia, nel 2013 al MACRO a Roma, nel 2018 a Manifesta a Palermo. Nel 2008 si è tenuta una mostra antologica, in diverse sedi del centro storico di Prato: Second Escape, a cura di Pier Luigi Tazzi, e da allora numerose altre sue personali si sono tenute in Italia e nel mondo.

Tecnica mista (bidone industriale, resina, catramina), 125 x 80 x 60 cm

Un personaggio spettrale, sicuramente non benevolo né amichevole, esce da un bidone industriale, come una sorta di riduzione dell’essere umano a ombra del commercio e del profitto economico. L’opera intende dare visibilità al concetto di “scarto” e al suo impatto sull’ambiente naturale, all’eccessivo valore dato a quella merce che spesso deteriora il paesaggio contemporaneo.

Marta Travaini (1999) è attualmente diplomanda di primo livello all’Accademia di Belle Arti con indirizzo Scultura. Nel suo lavoro indaga lo scarto nelle più impreviste sfaccettature, combina elementi eterogenei, spesso recuperati dal quotidiano o dall’industria, per ampliarne il senso (seguendo la pratica dell’after-object). Di recente si sta rivolgendo verso il mondo della ceramica. Ha partecipato a varie mostre collettive a Firenze e nella sua provincia.

Postazione 7_Sala ex Teatro San Marco, opera 1

Girato con gli studenti di una scuola di Adelfia (Bari), il film racconta un mondo immaginario e distopico in cui un gruppo di preadolescenti si oppone alle decisioni dissennate di un fantomatico “governo centrale”, che rende illegale la libera circolazione delle sementi e la tutela della biodiversità. Rinchiusi in un bunker disperso nelle campagne del sud Italia, il gruppo organizza un “attentato agricolo” realizzando armi vegetali, con lo scopo di proteggere e ricostruire il paesaggio messo in pericolo.

Nico Angiuli (1981) è artista, performer e regista. Partecipa a progetti e ricerche tra Albania, Grecia, Sud Italia e Spagna. Ha esposto in spazi nazionali ed internazionali, tra cui 2nd Kiev Biennale; OMI Art Center NY; Mart di Trento e Rovereto; BOZAR Museum Brussels. È tra i vincitori di Italian Council (2018) e di Cantica21 (2021). Tra i suoi lavori più recenti, Part-Time Resistance, ricerca sulle resistenze private, prodotto in collaborazione con il museo MACTE di Termoli. Dal 2017 è docente di Arti performative presso l'Accademia di Belle Arti di Bari. Vive e lavora a Berlino.

Postazione 7_Sala ex Teatro San Marco, opera 2

carta riciclata e acquarello naturale, dimensioni variabili (16 fogli di circa 22x31 cm ciascuno)

L’opera rappresenta in forma di erbario sedici specie vegetali italiane a rischio estinzione, identificate grazie al Portale della Flora d’Italia e al sito dello IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), su cui sono rese note le “liste rosse” della flora nazionale e mondiale. Le piante appaiono riprodotte su carta biodegradabile ottenuta dal riciclo dello scarto della produzione di cialde di caffè e sono dipinte con un colore simile ad acquarello, ma ottenuto da un decotto di petali di fiori.

Jasmine Morandini(1998, Pisa) è diplomata di primo livello in Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove sta per conseguire il Diploma specialistico di secondo livello in Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi. In questi anni ha avuto modo di confrontarsi artisticamente con tecniche e linguaggi diversi (installazioni, sculture, ceramiche, dipinti). Ultimamente si è concentrata sulla rappresentazione del paesaggio colpito dai cambiamenti climatici. È particolarmente interessata alla natura che ci circonda: fin da quando era piccola le è stato trasmesso quanto questa fosse una risorsa preziosa da preservare e rispettare, non da distruggere.

Tecnica mista, 250 x 300 x 300 cm

Con il titolo In-Trappola l’opera ripropone a grandezza umana la struttura di una nassa da pesca, ricordando una storia di intrecci e relazioni tra il mare, l’uomo e la natura. L’essere umano ha teso trappole per nutrirsi fin dalla preistoria, ma forse oggi si ritrova esso stesso catturato nella rete di un sistema antropocentrico che ha sempre maggior impatto sull’ambiente, con effetti negativi anche per la sua stessa sopravvivenza.

Simoncini.Tangi è un sodalizio artistico nato nel 2006 dall’incontro di due realtà, quella scientifica di Pasquale Tangi (1980) e quella artistica di Daniela Simoncini (1972).La passione di Pasquale per i piccoli ingranaggi, per i meccanismi del tempo - trasmessagli dal padre orologiaio – si unisce agli studi di Daniela sul respiro e sui ritmi della natura. La loro ricerca è un’indagine sui processi di trasformazione della materia, sui micro-cambiamenti della luce e del tempo: un’osservazione attenta alle fragilità degli elementi naturali, alle stratificazioni e connessioni che le specie intessono con l’ambiente e l’uomo. Le opere - dalla fotografia, al video, alle installazioni, ai progetti di arte partecipata - raccontano le variazioni infinitesimali della vita nel suo farsi, del divenire in relazione agli altri. Parlano di una fenomenologia dell’origine, in cui il tempo della natura è colto nei suoi ritmi organici e ciclici: nascita, crescita e morte. Dal 2009 il duo è stato ospite, in Italia e all’estero, di numerose mostre personali e collettive.

Postazione 9_piazza del Luogo Pio, opera 1

Bambù e corda, 450 x 600 x 400 cm

L’opera si compone dell’intreccio di tre archi realizzati in bambù e corda, proponendosi come omaggio a quel movimento dinamico che sta all’origine della vita, improntando ogni fenomeno di crescita naturale. Interamente realizzata in materiali vegetali, l’installazione asseconda e replica il comportamento organico dei suoi costituenti, proponendo l’immagine di un organismo nel quale la creazione artistica si sposa alla creatività naturale.

 Margherita Bertoli(Firenze, 1987) dal 2008 si occupa di biocostruzione artistica partecipata, progettando e realizzando opere d’arte ecologicamente sostenibili e coordinando corsi di autocostruzione. È co-fondatrice di CanyaVivaItalia, collettivo nato nel 2016 come nucleo italiano della rete CanyaViva, che propone attività artistiche basate sull’uso sostenibile della canna mediterranea e del bambù. Si è laureata in Belle Arti presso l’Università di Granada, in Spagna; in Portogallo ha studiato con l’architetto Jonathan Cory-Wright. Attraverso svariate esperienze in ambito artistico internazionale, ha sviluppato una poetica fondata sugli aspetti dell’Arte processuale, in cui si valorizza ogni singola tappa della realizzazione delle opere; dell’arte Arte ecologica, che nasce e cresce nel completo rispetto della natura; dell’Arte collettiva, come luogo di incontro sociale; dell’Arte formativa, in quanto la realizzazione delle opere avviene spesso mediante un processo di apprendistato in cui è promossa l’autocostruzione.

Postazione 9_piazza del Luogo Pio, opera 2

Rocco Lopardo e Giovanni Marino

How do you play with nature?, 2022

Tecnica mista, 180 x 1000 x 620 cm

L’opera si offre come un playground interattivo, in cui suono e musica si incontrano armonicamente nel segno del gioco condiviso. Realizzato in materiali naturali, è costituito da uno scivolo a forma di spirale su cui far scendere una pallina, da un tubofono in cartone riciclato e da alcuni cajòn, strumenti musicali a percussione costituiti da una “scatola” sonora. Il suono, così come il gioco, sono mezzi per esprimere le emozioni entrando in armonia con chi ascolta e dando vita a un rinnovato dialogo con la natura.

Rocco Lopardo, salernitanonato nel 1998,si è trasferito a Firenze per frequentare la Facoltà di Architettura, in cui è attualmente laureando. Ha partecipato a numerosi workshop, concorsi e stage in Italia e all’estero, specialmente dedicati alla progettazione architettonica e urbanistica.

Giovanni Marino, nato nel 1997 a Catania, è laureando in Architettura a Firenze, dove si è trasferito proprio per frequentare l’università. Ha partecipato a vari workshop, concorsi e stage in Italia e all’estero, specialmente dedicati alla progettazione architettonica e urbanistica.

I due artisti, che si sono conosciuti al Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, hanno iniziato a collaborare nel 2017; nel 2021 con il progetto Il sogno più grande, vincitore del concorso/workshop Spacciamo culture, curato da Chille de la Balanza nel Parco di San Salvi a Firenze

Giulia Guidicelli e Federica Vaia

Realizzata come una scritta in led rosso, colore che esprime un sentimento di emergenza, l’installazione propone una frase tratta dalla poesia Sassate del poeta livornese Giorgio Caproni. Intellettuale di grande sensibilità riguardo ai temi ambientali, la citazione intende sottolineare quanto le attuali problematiche ecologiche non abbiano ancora trovato, a livello globale, risposte adeguate e concrete.

Giulia Guidicelli è nata a Pistoia nel 1994, ha conseguito il diploma di primo livello in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove è attualmente diplomanda di secondo livello, al Biennio di Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi. Ha partecipato a varie mostre collettive a Firenze, Ferrara e Forlì.

Federica Vaia è nata a Pistoia nel 1995, ha conseguito il diploma di primo livello in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove è attualmente diplomanda di secondo livello nel Biennio di Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi. Ha partecipato a mostre collettive a Firenze, Roma, Livorno e Pistoia.

Le due artiste hanno iniziato a collaborare nel 2021; nel 2022 in occasione di un progetto vincitore al concorso/workshop Spacciamo culture interdette, curato da Chille de la Balanza a San Salvi, Firenze

Postazione 11_ via della Venezia, Scali degli Isolotti

Tecnica mista (sedie e alberi), diametro 340 cm

Ottavo Albero fa parte di una serie d’installazioni urbane che l’artista ha creato con sedute e alberi, per promuovere il dialogo tra la specie umana e quella vegetale. Sette alberi sono posizionati all’interno di un cerchio immaginario, con altrettante sedie rivolte ad essi, destinate a essere occupate dai visitatori. L’ottavo albero sarà quindi il pubblico, chiamato a raggiungere la condizione ideale della quadratura del cerchio, in un rinnovato rapporto di ciclicità con la natura.

 Zoya Shokoohi(1987) artista e performer, è nata in Iran e si è trasferita in Italia nel 2015. Consegue il diploma di primo livello e quello di secondo livello all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Proveniente da un background scientifico, nello spostamento geografico, oltre ad approfondire il rapporto tra arte e scienza (il motivo per cui ha iniziato lo studio dell'arte), si è posta vari interrogativi sulla posizione culturale di immigrata in un contesto urbano occidentale. La ricerca si concentra dunque sulle “attività necessarie all'uomo contemporaneo” e anche sugli aspetti paradossali della vita contemporanea. In particolare si è concentrata sull'“autoetnografia” come metodo e approccio rilevante per l'artista nell'attualità. Ho esposto in varie mostre personali e collettive, in musei e luoghi di cultura in Italia e in Iran.

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