"L’industria del riciclo ha retto, ora servono incentivi per la ripresa” - HuffPost Italia

2022-05-13 20:53:24 By : Mr. Leaf Ye

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Per avere un’idea della strategicità del recupero della materia basta esaminare i due scenari di prezzi che si sono contrapposti a distanza di poco più di un anno. Nel 2020 il blocco di molte attività causato dai lockdown ha depresso i mercati, facendo crollare i prezzi. La ripresa del 2021 ha riportato bruscamente in alto le quotazioni creando problemi di approvvigionamento per molte catene produttive.

Nonostante questi contraccolpi l’industria del riciclo ha resistito e continua a crescere. Lo testimonia l’edizione 2021 de “L’Italia del Riciclo”, il rapporto promosso dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da Fise Unicircular. Per i materiali che hanno una storia più lunga di riciclo nel campo degli imballaggi l’Italia ha raggiunto soglie record per l’intero continente: carta (87%), vetro (79%), plastica (49%;), legno (62%), alluminio (69%), acciaio (80%).

Opposta la situazione dei Raee, i fiuti elettrici ed elettronici che non centrano gli obiettivi europei: nel 2020 il tasso di raccolta è stato pari al 38,4% dell’immesso al consumo, decisamente lontano dall’obiettivo del 65% previsto per il 2019. Discorso simile riguarda i veicoli fuori uso la cui percentuale di reimpiego e riciclo (85%) è rimasta distante dall’obiettivo del 95% previsto per il 2015. Anche per pile e accumulatori portatili il tasso di raccolta si è fermato al 43%, due punti sotto il target previsto per il 2016.

La pandemia ha innescato una contrazione dei consumi che ha ridotto anche i quantitativi di oli minerali usati (-11% vs 2019) e di oli vegetali esausti (-12%) raccolti e avviati a riciclo. Per gli oli minerali la percentuale di raccolta è rimasta comunque al 46%, quasi il massimo raccoglibile.

Nel complesso, nonostante lo shock da coronavirus, nel 2020 l’industria nazionale del riciclo ha confermato la sua posizione di eccellenza a livello europeo. Il riciclo degli imballaggi si è mantenuto su un buon livello, con circa 9,6 milioni di tonnellate avviate a recupero di materia. Il tasso di riciclo è salito al 73% dell’immesso al consumo, con un incremento di 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Ora però servono strumenti in linea con il Piano d’azione per l’economia circolare elaborato dalla Commissione europea nel 2020 che sottolinea l’impegno per favorire la circolarità dell’economia come prerequisito per la neutralità climatica. “Il sistema italiano del riciclo dei rifiuti, pilastro dell’economia circolare e importante anche per ridurre i consumi di energia e le emissioni di gas serra, ha tenuto bene nel 2020, l’anno più duro della pandemia. Ora può giocare un ruolo importante nella ripresa del Paese”, ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. “Deve però attrezzarsi meglio per cogliere le nuove sfide. Servono maggiori sbocchi per i materiali che produce in modo che le materie prime seconde siano preferite alle materie prime vergini. Per una reale transizione ecologica oggi occorrono semplificazione normativa e incentivi all’uso dei prodotti riciclati”.

“Questi anni di pandemia ci stanno facendo toccare con mano quanto le nostre economie siano fragili e dipendenti dalla politica degli approvvigionamenti di altri Paesi”, ha aggiunto Paolo Barberi, presidente di Fise Unicircular. “Occorre creare un mercato e una cultura che valorizzino adeguatamente i materiali e i prodotti da riciclo, scoraggiando il ricorso all’utilizzo delle materie prime vergini e premiando un settore industriale fatto spesso di attività private di piccole o medie dimensioni, che consentono il raggiungimento di importanti risultati di recupero di materia e energia dai rifiuti”.

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