Incidente di Rezzato, la strage dei ventenni: i cinque amici su un’auto in prestito- Corriere.it

2022-06-10 18:40:53 By : Ms. Sales Team

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I cinque ragazzi morti nell’incidente avvenuto nel bresciano, sulla 45bis, stavano andando in un locale. Poi lo scontro con un pullman. Il conducente è sotto choc: «Non ho potuto evitarli»

Dall’alto a sinistra in senso orario: Salah Natiq, Irene Sala, Dennis Guerra,Imad El Narram, Imad Natiq (Ansa, da Facebook)

DALLA NOSTRA INVIATA BRESCIA — C’era un telefonino che squillava, in mezzo a quello scenario di morte. Il cuore di Irene si era già fermato da un bel po’ di minuti e c’era qualcuno che la cercava, con insistenza. Dove sei?, stava chiedendo quel telefonino mentre i soccorritori appoggiavano i corpi per terra, l’uno accanto all’altro, ognuno coperto con un telo termico dorato. Non ci è voluto molto a risalire all’identità dei ragazzi. Sono partite le prime chiamate per avvisare le loro famiglie. Ma lei, la ragazzina, aveva con sé soltanto la tessera sanitaria. Quindi niente indirizzo. Così un agente della polizia municipale si è fatto coraggio e ha risposto all’ennesimo squillo.

Dall’altro capo del filo c’era Martina, la sorella di Irene Sala. La cercava perché era da diverse ore che Irene non dava notizie di sé a casa. Era uscita con gli amici. Una grigliata, un giretto, l’aperitivo, il tempo passato a raccontarsi il mondo e poi, a sera inoltrata, la decisione di andare a Brescia a tirare un po’ tardi in un locale. Irene aveva 17 anni. La sua famiglia ha saputo da quel vigile urbano che «c’è stato un grave incidente a Rezzato». Il grave incidente è stata una strage. Assieme a Irene, sulla statale 45bis che unisce Salò a Brescia, sabato sera sono morti altri quattro ragazzi: Dennis Guerra, Imad El Harram e Imad Natiq, tutti ventenni, più il cugino di quest’ultimo, Salà Natiq, 22 anni, alla guida dell’auto presa tra l’altro in prestito da un amico per la serata.

Erano tutti della Val Sabbia, a ovest del Lago di Garda. Compresi i due cugini e Imad El Harram, che erano nati in Italia da genitori emigrati molti anni fa da Béni Mellal, in Marocco. Può darsi che sia stata soltanto questione di velocità, magari un malore, forse una distrazione: non sapremo mai com’è andata esattamente. La sola cosa certa è che la Polo Volkswagen sulla quale viaggiavano si è disintegrata contro un bus della International Tour Caldana che arrivava dalla direzione opposta. A bordo soltanto l’autista, ferito non gravemente ma finito in ospedale scioccato da quello che ha visto. «Non ho potuto evitarli» ha ripetuto ai soccorritori.

Niente autopsie, i corpi sono stati restituiti alle famiglie già domenica e martedì pomeriggio sono previsti i funerali per i due ragazzi italiani, mentre per gli altri tre le famiglie stanno organizzando il trasporto e le cerimonie funebri in Marocco. Dall’agenzia funebre Domus Aurora che si sta occupando del funerale di Irene, dicono che la sola richiesta della famiglia è avere fiori bianchi . Lei studiava all’Istituto artistico Sraffa di Brescia. Gli amici la descrivono come socievole e sempre allegra. Agile, come aveva imparato a essere facendo danza. Fino a quando il Covid non ha impedito ritrovi, l’hanno vista andare al cinema e partecipare agli spettacoli dell’oratorio del suo Comune, Villanova sul Clisi (Brescia).

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Dennis invece aveva scelto di non studiare. Faceva l’operaio addetto alle presse in un’azienda della Val Sabbia che si occupa di fusione e stampaggio di alluminio. «Un bravo lavoratore», lo ricorda il titolare, Luigi Rivoli . Amin Natiq, responsabile della comunità islamica della zona, piange gli altri tre ragazzi (i due cugini sono suoi parenti), ripete che «erano brave persone, tutti gli volevano bene» e ringrazia i «tanti italiani venuti a farci sentire la loro vicinanza». Dei tre soltanto Imad El Harram studiava, gli altri due lavoravano in aziende metalmeccaniche. E dopo una settimana di lavoro il sabato sera era sacro, la parola d’ordine era divertirsi. Fino all’imbocco del viadotto, allo schianto, al telefonino di Irene che suonava a vuoto.

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