Pubblicato il 28.01.22 di Monica Vaccaretti Aggiornato il 27.01.22
La blefarite è una comune malattia oculare che interessa le palpebre. Si tratta di una reazione infiammatoria del margine libero delle palpebre. L'infiammazione, molto fastidiosa ma non contagiosa, può verificarsi una sola volta oppure essere ricorrente. Interessa generalmente una palpebra ma può diffondersi nell'altra per contatto attraverso le mani e l'igiene personale del viso. L'eziologia è varia: può essere causata da malattie della pelle, infezioni batteriche della palpebra, disturbi alimentari come l'avitaminosi, malattie sistemiche come il diabete e l'ipercolesterolemia, fattori allergici e ambientali come il fumo e le polveri, disfunzione delle ghiandole di Meibomio, parassiti delle ciglia come i pidocchi, secchezza oculare e lacrimazione eccessiva.
La blefarite è una malattia oculare che interessa le palpebre
La malattia esordisce con prurito e bruciore accompagnati da iperemia ed edema. Causata principalmente da batteri, solitamente lo Staphylococcus aureus, e da iperseborrea cutanea, la blefarite provoca squame, rossore, irritazione e talvolta orzaioli ricorrenti, ossia una infezione delle ghiandole e dei follicoli piliferi del margine palpebrale e delle ciglia.
La malattia interessa una sede anatomica molto delicata. Le palpebre, infatti, sono il più esterno meccanismo di difesa degli occhi e funzionano sia come barriera fisica sia per mantenere l'umidità e distribuire le lacrime. La congiuntiva palpebrale riveste all'interno sia la palpebra superiore che quella inferiore, mentre la congiuntiva bulbare ricopre la porzione anteriore della sclera. La congiuntiva risponde alle infezioni, alle infiammazioni e agli irritanti ambientali. I vasi congiuntivali si dilatano facilmente causando rossore e i recettori del dolore rispondono alle alterazioni flogistiche.
Esistono tre tipi di blefarite:
La blefarite è associata spesso ad altri disturbi della pelle come:
La blefarite, che ha prognosi variabile, si distingue in:
La forma acuta può essere:
Generalmente risponde alla terapia farmacologica ma può recidivare o cronicizzare. Quando è cronica, l'infiammazione è detta blefarite seborroica ed è causata da una disfunzione delle ghiandole di Meibomio. Paucisintomatica, ricorrente e resistente alla terapia, la blefarite cronica è caratterizzata da riacutizzazioni fastidiose e poco estetiche che però non complicano in cicatrici corneali e in calo del visus.
La blefarite acuta ulcerativa è spesso secondaria di infezione batterica – talvolta anche virale per herpes simplex e varicella zoster - del margine libero palpebrale a livello dell'inserzione delle ciglia che coinvolge anche i follicoli piliferi ciliari e le ghiandole di Meibomio. A differenza del tipo virale che presenta una secrezione sierosa chiara, le infezioni batteriche sono caratterizzate dalla formazione di croste.
La blefarite acuta non ulcerativa è solitamente causata da una reazione allergica locale. La blefarodermatite atopica, la blefarocongiuntivite allergica stagionale e la dermoblefarocongiuntivite si manifestano con:
La blefarite cronica non ha origine infettiva ma eziologia idiopatica. È associata spesso a disfunzione delle ghiandole di Meibomio o a dermatite seborroica. Le ghiandole di Meibomio, situate nello spessore della palpebra, secernono sebo, una sostanza lipidica che ha la funzione di ridurre l'evaporazione lacrimale ricoprendo il filo acquoso delle lacrime con un film lipidico. Se tali ghiandole sono colpite da una disfunzione, la composizione del film lipidico risulta alterata così che i dotti e gli orifizi ghiandolari si dilatano e si formano tenaci tappi cerei. La forma cronica porta a complicanze come:
Si formano delle squame sul margine libero palpebrale che possono favorire una infezione batterica secondaria e l'ostruzione delle ghiandole di Meibomio. La complicanza più frequente è la cheratocongiuntivite secca (occhio secco) causata da un'eccessiva evaporazione lacrimale.
I sintomi sono variabili a seconda del tipo di blefarite. La sintomatologia comune è caratterizzata da:
Gli occhi sono umidi ed arrossati, le palpebre sono appiccicose, si può percepire una sensazione di calore sul bordo delle palpebre ed avere disagio nell'uso delle lenti a contatto. Nei casi più gravi può comparire madarosi, la caduta delle ciglia.
Sintomi tipici della blefarite acuta ulcerativa sono pustole sui follicoli ciliari che possono ulcerarsi, rompersi e sanguinare se le crosticine, simili a forfora, vengono rimosse. Se la blefarite è ricorrente si possono formare delle cicatrici palpebrali e può insorgere trichiasi ossia la perdita o l'errata direzione delle ciglia. Le secrezioni, che tendono a seccarsi durante la notte, attaccano le palpebre al risveglio.
Sintomi tipici della blefarite acuta non ulcerativa sono eritema, edema e ciglia inglobate da croste e secrezioni sierose rapprese. Nella blefarite cronica invece sono tipicamente presenti ispessimento ed ectasia degli orifizi ghiandolari, ostruiti da una densa secrezione cerea e giallastra. Compaiono inoltre squame untuose sulle ciglia, sforzo e affaticamento visivo, visione sfuocata sotto sforzo visivo prolungato.
Solitamente non è necessario eseguire una coltura a scopo diagnostico. La diagnosi è formulata con esame obiettivo di segni e sintomi e confermata con lampada a fessura, uno strumento usato dallo specialista oculista che, focalizzando l'altezza e l'ampiezza di un fascio di luce, permette una precisa visione stereoscopica di palpebre, congiuntive, cornea, camera anteriore, iride, cristallino e vitreo anteriore. Detta anche biomicroscopio, permette di controllare nello specifico l'esterno dell'occhio, la struttura della palpebra, l'aspetto delle ciglia e della pelle, i margini palpebrali, la base delle ciglia le aperture delle ghiandole del Meibomio, la quantità e la qualità delle lacrime. Soltanto nella forma cronica, qualora la blefarite sia refrattaria al trattamento medico, è consigliata una biopsia per escludere tumori della palpebra.
Il trattamento dipende dalla forma e dalla gravità dei sintomi. Dopo averne individuato l'eziologia, sono indicate terapie di supporto e trattamenti specifici, a seconda del caso.
La blefarite acuta non ulcerativa viene trattata, sino alla risoluzione, con impacchi caldi applicati sulle palpebre chiuse che alleviano i sintomi e favoriscono la guarigione. Possono essere prescritti anche corticosteroidi topici e viene raccomandato di evitare sfregamenti e grattamenti della zona e di non applicare sostanze irritanti come colliri mai usati in precedenza. Se compaiono le ulcere è invece necessario applicare un unguento antibiotico quattro volte al giorno per 7 giorni, come ad esempio la gentamicina e l'eritromicina. Se l'eziologia è virale, il farmaco di scelta è un antivirale per via sistemica come, ad esempio, l'aciclovir 400 mg per via orale 3 volte al giorno per 7 giorni.
Per la blefarite cronica non esiste una cura definitiva. Può essere clinicamente indicato - per risolvere di volta in volta gli episodi ripetuti con tempi di guarigione più lunghi - applicare impacchi caldi, lacrime artificiali durante il giorno e unguenti oftalmici durante la notte per risolvere i sintomi tipici della cheratocongiuntivite secca. È raccomandata una delicata pulizia del margine palpebrale per rimuovere il sebo in eccesso usando:
Per prevenire la blefarite è opportuno seguire buone norme igienico comportamentali ed avere cura degli occhi così da ridurre il rischio di infezione:
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?
Contenuti in esclusiva, approfondimenti e aggiornamenti sulle principali notizie. La raccolta settimanale delle notizie scelte per te.
Quotidiano - Registrato al tribunale di Rimini n.4 del 12/09/13
IZEOS SRL | ROC 26157 REA : RN331812